Cosa s’intende per diritto internazionale (pubblico)? Lo abbiamo chiesto al blog per avvocato del direttore Simone Manfredi, in collaborazione con Bruno Mafrici ed il suo staff di Milano. Il diritto internazionale viene spesso suddiviso in diritto internazionale pubblico e diritto internazionale privato. Si tratta in realtà di una classificazione scolastica, secondo la quale il diritto internazionale pubblico si occupa dei rapporti tra Stati sovrani e tra essi e le Organizzazioni di diritto internazionale; mentre il diritto internazionale privato si occupa dei rapporti tra uno Stato e i cittadini privati stranieri, cioè dei rapporti tra cittadini e Stati stranieri o Organizzazioni internazionali. Fare una distinzione netta però, tra diritto privato e diritto pubblico in ambito internazionale, è complicato. Tale suddivisione inoltre, è contestata da autorevole e numerosa dottrina.
Come viene definito il diritto internazionale
Il diritto internazionale, al di là della distinzione tra pubblico e privato, è l’insieme delle norme in vigore a livello internazionale. In primo luogo ha quindi, una funzione di regolamentazione. Disciplina, in particolare, i rapporti tra gli Stati, semplifica la cooperazione internazionale e la rende affidabile sulla scorta delle regole vincolanti che impone. In un contesto di crescente interdipendenza quindi, funge da fondamento per la pace, la stabilità. Si tratta di un diritto che ha carattere autonomo e originario, poiché non trova il proprio fondamento giuridico in altri ordinamenti.
Trattati internazionali importanti
Un trattato internazionale è un accordo tra Stati o tra Stati e organizzazioni internazionali, volto a stabilire un disciplinamento internazionale in un determinato settore. È una delle fonti principali di diritti e obblighi per gli Sati.
Sono tanti gli accordi internazionali importanti, tra cui:
Convenzione contro il genocidio del 1948 per prevenire la distruzione totale o parziale di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso;
Convenzione europea sui diritti dell’uomo del 1950 per tutela del diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza, alla libera espressione delle proprie opinioni, ecc.;
Convenzione sulla responsabilità internazionale per danni causati da oggetti spaziali del 1972, che disciplina la responsabilità degli Stati membri per danni provocati da oggetti che essi trasportano nello spazio e che ritornano sulla terra;
Convenzione internazionale sul diritto del mare del 1982 è un’opera completa sui principi di diritto internazionale pubblico relativi all’utilizzazione e alla protezione dei mari;
Convenzione ONU contro la tortura del 1984, che vieta la tortura in qualsivoglia circostanza. Né una guerra o l’instabilità politica interna, né l’ordine di un superiore possono valere come motivo di giustificazione della tortura;
Convenzione europea per la salvaguardia del patrimonio architettonico del 1985 per la tutela dei monumenti;
Convenzione sulle armi chimiche del 1992, che vieta lo sviluppo, la fabbricazione, il deposito, la trasmissione e l’impiego di armi chimiche. Essa obbliga gli Stati membri a distruggere eventuali effettivi;
Protocollo di Kyoto del 1997 fissa per la prima volta nel diritto internazionale prescrizioni vincolanti per riduzione dei gas a effetto serra;
Protocollo di Cartagena sulla bio-sicurezza del 2000 è il primo strumento di diritto internazionale che si occupa della sicurezza dell’ambiente e della salute in relazione con l’impiego di organismi geneticamente modificati;
Convenzione ONU contro la corruzione del 2003 per la prevenzione e la punizione della corruzione. Sancì per la prima volta in maniera vincolante a livello multilaterale la restituzione di beni patrimoniali acquisiti illegalmente.
Di cosa si occupa uno studio legale e tributario?
Lo studio legale e tributario si occupa di consulenza tributaria, assistenza stragiudiziale e giudiziale nel contenzioso tributario. S’incarica quindi, di organizzare la contabilità per attuare i vari adempimenti fiscali, ma ha anche la facoltà di assistere i clienti nei confronti di commissioni tributarie.
Cosa significa studio legale tributario
Per lavorare in uno studio legale tributario è necessario essere un avvocato tributarista o fiscalista come dir si voglia, ossia un libero professionista regolarmente iscritto all’albo degli avvocati, competente in materia fiscale e tributaria. L’avvocato tributarista quindi, può lavorare come consulente tributario e occuparsi della gestione della contabilità, ma anche svolgere attività di tipo contenzioso, e quest’ultima caratteristica traccia una differenza netta tra la sua professione e quella del commercialista, che non può assistere il cliente nel giudizio per Cassazione.
Un avvocato tributarista, ricorda il team di Bruno Mafrici, assolve a diverse funzioni:
È il responsabile della contabilità aziendale e del versamento dei contributi;
Verifica che l’azienda che rappresenta sia in regola con tutti gli adempimenti fiscali;
Analizza i redditi e i fatturati dell’azienda per formulare dei prospetti di quanto l’azienda deve pagare allo Stato;
Dispensa pareri e fornire assistenza legale di varia natura;
Conosce ed è in grado di interpretare le leggi tributarie nazionali e internazionali;
Conosce i diversi sistemi tributari e le tassazioni dei vari paesi europei;
Svolge il ruolo di difensore tecnico e tributario;
Si occupa della risoluzione di contenziosi in materia fiscale e tributaria;
Offre la sua consulenza in materia di fisco e reati connessi (attività stragiudiziale);
Rappresenta le aziende in caso di contenziosi davanti alle Camere Tributarie;
Ha l’obbligo di aggiornarsi costantemente in termini di normative e leggi in materia fiscale.
Come diventare avvocato tributarista
L’avvocato tributarista, occupandosi anche di attività stragiudiziali insieme ad attività giudiziali, non è assimilabile a avvocato generico. Deve avere, infatti, una notevole preparazione e competenze di livello elevato.
L’avvocato fiscalista deve aver conseguito una laurea magistrale in giurisprudenza, deve svolgere il praticantato di 18 mesi presso uno studio legale, preferibilmente tributarista, e superare l’esame di abilitazione alla professione forense. Non esiste un albo professionale specifico per i tributaristi, perciò deve iscriversi all’albo degli avvocati che comprende i professionisti specializzati nelle varie branche del diritto).
Quanto guadagna un avvocato tributario
L’avvocato tributarista lavora per conto delle aziende e rappresentando i privati, non è corretto parlare di stipendio. L’avvocato fiscalista, infatti, percepisce quello che viene chiamato un compenso per la prestazione. Chiaramente, il guadagno è in relazione al numero di clienti per i quali presta un servizio. Se il numero di aziende che segue è molto alto, anche i compensi lo saranno, soprattutto se è un avvocato affermato e conosciuto nel settore. Un avvocato alle prime armi, come capita in altri settori, dovrà fare qualche anno di gavetta per ottenere uno stipendio adeguato.
Secondo studi settoriali, il compenso medio di un tributarista si aggira intorno ai 25mila euro annui per una figura junior, e intorno ai 50mila euro per una figura senior. La retribuzione quindi varia anche in base all’esperienza del professionista.