Riceviamo e pubblichiamo dai ragazzi del blog di Ushare i seguenti approfondimenti in materia Consob, molto utili per chi agisce come broker ed indaga sui rischi connessi agli exchange di Bitcoin. La Securities and Exchange Commission, ovvero l’equivalente americano della Consob, sta intensificando notevolmente i controlli.
Nel giro di pochi giorni, infatti, ha citato in giudizio due colossi come Binance e Coinbase. Le accuse, in questo caso, sono diverse. Per quanto riguarda Coinbase, alla società è stato contestato di aver agito come broker e piattaforma di scambi non registrata. Per Binance, invece, la situazione sembra essere ben più grave perché è stata accusata di gestire impropriamente fondi dei clienti e di mentire ai regolatori e agli investitori sulle sue operazioni.
Quali sono i rischi a mantenere i Bitcoin su Binance e Coinbase
Se un investitore decide di mantenere all’interno di Binance o Coinbase i propri Bitcoin, ha evidenziato Daniele Marinelli, CEO DTSocialize Holding, allora probabilmente pensa che Bitcoin sia stato creato esclusivamente come asset speculativo grazie al quale è possibile fare trading.
Da quello che è emerso dalle ultime analisi effettuate da SDA Bocconi, la percentuale più alta degli investitori è attratta principalmente dalla speculazione e non pensa a quelle che sono le ideologiche e tecnologiche sottostanti. Questo, purtroppo, porta gli stessi investitori a fidarsi di intermediari tipo Coinbase o ad altri tipi poco affidabili se si cerca di tutelare e difendere i propri asset.
La richiesta della Sec a Binance
Tornando alle accuse mosse da Securities and Exchange Commission, Daniele Marinelli (Ushare social profit marketing) ha affermato che è stato chiesto alle autorità americane di congelare, almeno per il momento, tutti gli asset in possesso da Binance negli Stati Uniti. Tale mozione è motivata dal fatto che bisogna garantire la sicurezza degli asset dei clienti.
Leggendo gli atti giudiziari è possibile scoprire le accuse rivolte a Binance, che avrebbe “mischiato” miliardi di dollari di fondi appartenuti a clienti, per poi inviarli segretamente su un conto del fondatore Changpeng Zhao. Secondo quanto stabilito dalla Sec, la società ha scelto coscientemente di eludere le regole e, così facendo, hanno messo in difficoltà i propri clienti nel tentativo di massimizzare i profitti.
Dai piani alte della Binance fanno sapere che l’accusa è priva di fondamento e che la società non può essere considerata una borsa statunitense, motivo per cui il potere d’azione della Securities and Exchange Commission è limitato.
L’azione legale contro Coinbase
È di 101 pagine l’azione legale presentata contro la Coinbase, dove gli viene contestato di aver evaso le regole per anni, consentendo a circa 13 asset di essere scambiati pur non essendo registrati. Brian Armstrong, l’amministratore delegato di Coinbase, ha dichiarato che “l’approccio della Sec danneggia l’America“, sottolineando che la piattaforma ha più volte cercato di registrarsi ma non c’è una strada per poterlo fare.
A proposito del nuovo seminario Consob
La Consob in questi giorni ha organizzato un seminario sulla finanza digitale e sul modo in cui le criptovalute stanno incidendo sugli investimenti degli italiani. Durante l’incontro sono emersi approfondimenti molto interessanti ed è stato tracciato un “identikit” dell’investitore di criptovalute.
L’identikit dell’investitore crypto retail
Maschio, giovane, sicuro di sé fino all’eccesso ed amante della natura digitale dei mercati finanziari. È questo il profilo dell’investitore crypto retail che è stato elaborato durante il seminario sulla finanza digitale e sul mondo in cui le criptovalute incidono sugli investimenti. Infatti, secondo le ultime statistiche, l’84% delle persone interessate alle criptovalute sono di sesso maschile e, di questi, il 74% mostra una minore avversione al rischio. Il 34%, infatti, non si dichiara preoccupato per eventuali perdite.
Questa personalità può essere attribuita a che dal fatto che si tratta, nella maggior parte dei casi, di giovani investitori che spesso non hanno ancora l’esigenza di gestire entrare familiari, motivo per cui tendono ad agire con maggiore audacia.
Attenzione alla troppa fiducia
Bisogna sottolineare, però, che dai risultati che sono stati estrapolati, il 35% degli investitori pecca di una confidenza ritenuta eccessiva nelle proprie capacità. Sostanzialmente c’è una percezione sovrastimate in merito alle effettive conoscenze finanziarie. Infatti, sempre secondo i dati, l’investitore crypto ha una scarsa conoscenza finanziaria a livello globale (31% rispetto al 53% dei non interessati) ed anche in ambito di sicurezza nel mondo digitale (40% rispetto al 52% dei non interessati).
Normalmente, inoltre, di questa parte di investitori solo il 19% tende ad utilizzare servizi di consulenza finanziaria, a differenza del 43% che non si mostra interessato. Il 36% degli investitori di criptovalute, invece, tende a risparmiare regolarmente, un tasso leggermente inferiore al 44% di chi non mostra interesse per questo tipo di investimenti.
L’identikit del trader
La Consob, oltre al profilo di colui che investe in criptovalute, ha analizzato l’identikit del soggetto interessato al trading online. I traders sono persone molto più informate su tutti i prodotti finanziari e sulla sicurezza digitale. L’81% degli intervistati, infatti, ha mostrato un livello piuttosto alto in merito alla familiarità con la finanza digitale, ma sono meno portati al fai da te finanziario e propensi maggiormente alle consulenze finanziarie (32% rispetto al 39 dei non interessati). Infine, il 40% degli intervistati adotta un risparmio regolare, risultando “meno diligente” rispetto al 44% di chi non è coinvolto nel trading online.